Lo scopo dei pittogrammi posti su di una Macchina, una Quasi Macchina o una Linea composta dalle precedenti, è quello di indicare chiaramente, e senza generare dubbi di sorta, gli eventuali rischi residui per l’utilizzatore della macchina stessa e l’ambiente d’uso nella quale sia installata.

Lo scopo dei pittogrammi posti su di una Macchina, una Quasi Macchina o una Linea composta dalle precedenti, è quello di indicare chiaramente, e senza generare dubbi di sorta, gli eventuali rischi residui per l’utilizzatore della macchina stessa e l’ambiente d’uso nella quale sia installata.

 

A valle di un’analisi di rischio ben fatta, si ottiene un elenco (speranzosamente breve) di rischi residui, che devono essere chiaramente indicati e ben spiegati all’utilizzatore finale della macchina.

L’indicazione più diretta circa questi rischi residui comporta l’applicazione fisica di simboli di pericolo, divieto oppure obbligo sulla macchina in costruzione. È scontato che tali simboli debbano poi possedere una spiegazione articolata del senso generale che rappresentano, all’interno delle Istruzioni.

Talmente scontato che spesso le macchine sono dei piccoli Arlecchino dai mille colori per il numero esorbitante di pittogrammi di ogni forma e natura che il Costruttore si è sentito in dovere di appiccicare, mentre le Istruzioni raccolgono tre simboli in tutto… anzi, forse anche meno di tre!

E che simboli, mi verrebbe da commentare.

Diciamo che la risma delle invenzioni a proposito dei divieti di ogni sorta e natura è assai cospicua…

Sono da fissare in mente allora, ben saldamente, i seguenti punti:

  1. I pittogrammi apposti su di una macchina sono SOLO quelli relativi ai rischi residui
  2. I pittogrammi apposti su di una macchina DEVONO corrispondere ai pittogrammi descritti nelle Istruzioni
  3. I pittogrammi utilizzati NON DEVONO essere fantasiose invenzioni

Il primo punto sta a significare che l’ansia da “appiccicume” la si deve debellare. Una macchina densa di pittogrammi è esattamente pari a una macchina nuda e cruda: l’estrema copertura equivale alla scopertura totale, perché troppe indicazioni si sovrappongono e vengono elise nella mente degli operatori. Per fare un esempio di immediata comprensione: se ci immaginassimo una persona completamente ricoperta d’abiti e una persona completamente nuda, a parte l’impressione iniziale, entrambe genererebbero ben presto scarso interesse. Viceversa, una persona abbigliata sapientemente e al punto giusto, riscuoterebbe sempre grande attenzione!

Morale: non ci si deve far spaventare dalla necessità di segnalare la più piccola possibilità di rompersi un’unghia, perché non serve. È necessario ricordarsi, piuttosto, che ciò che DEVE essere ben indicato sono SOLO i rischi residui, ma quelli reali, derivanti da un’accorta analisi dei rischi che non cerchi di inerpicarsi nelle casistiche estreme, di sovrapposizioni di infinite situazioni pericolose, o potenzialmente tali.

Al secondo posto, la faccenda della corrispondenza tra simboli presenti sulla macchina, e simboli riportati nelle Istruzioni. Parrebbe un’ovvietà, eppure così non è. La motivazione risiede probabilmente nella scarsa comunicazione tra i seguenti soggetti (e mi limito a questi tre):

  • Chi effettua l’analisi di rischio (A) e chi fisicamente appone i simboli sulla macchina (B)
  • Chi effettua l’analisi di rischio (A) e chi redige le Istruzioni (C)
  • Chi redige le istruzioni (C) e chi fisicamente appone i simboli sulla macchina (B)

Questi tre soggetti, dovrebbero lavorare di concerto e far sì che l’analisi di rischio generi dei rischi residui ben specificati e già dettagliati al punto da presentare la simbologia corretta.

Quindi, i soggetti A dovrebbero avere a loro diposizione la norma ISO 7010 e prelevarne i simboli ivi residenti, cercando in ogni modo di sfruttare quelli e niente altro che quelli per indicare i rischi residui derivanti dall’uso della macchina. Possibilmente includendo l’indicazione del punto esatto nel quale tali rischi residui si vadano addensando sulla macchina (per tornare all’esempio del vestiario, sarebbe d’uopo indicare che le calze vanno ai piedi e la cravatta al collo, perché la fantasia galoppante potrebbe prendere la cravatta per una sciarpa e le calze per dei guanti…).

I soggetti B, dovrebbero avere a disposizione i simboli a norma ISO 7010, in formato appiccicoso, da apporre fisicamente sulla macchina e non solo! Dovrebbero altresì avere una sorta di piccola mappa del tesoro, indicante i punti esatti nei quali tali simboli vadano apposti (perché tanta parte del modello Arlecchino la fa la consegna di una busta di simboli da attaccare a un soggetto B che debba intuire DOVE esattamente vadano affissi).

Da ultimi, i soggetti C, dovrebbero avere i risultati dell’analisi di rischio, la norma ISO 7010 e relativo contenuto in formato editabile e la mappa di cui sopra nelle loro mani, tutti elementi indispensabili per ricomporre il puzzle dei simboli presenti sulla macchina. Calze rosse ai piedi, spiegando che vanno indossate per proteggere i piedi dal continuo sfregamento con i calzari; cravatta a righe intorno al colletto della camicia, chiarendo che è da indossare per far bella figura; sciarpa al collo per proteggersi dal vento; guanti sulle mani per evitare i geloni.

Si giunge, quindi, al punto numero 3 della lista dei fondamentali: nei due precedenti è stato sottolineato più e più volte come sia altamente consigliabile avere a disposizione la norma ISO 7010, la quale detiene un discreto elenco di simboli di PERICOLO, DIVIETO e OBBLIGO internazionalmente riconosciuti come validi e il cui significato non possa essere frainteso.

Con grande sorpresa, si scopre che il simbolo di divieto di rimozione dei ripari (circolare, in campo bianco, barra rossa su ingranaggi protetti da reticolato), sia una grande invenzione. Tant’è che questo simbolo che in tanti sfruttano, compare in un numero di Eddington di versioni differenti: NON è a norma. C’è da mettersi il cuore in pace.

Viceversa, si scoprirà che esiste un simbolo di obbligo (circolare, in campo azzurro, ingranaggi protetti da reticolato) che ricorda molto il precedente, ma che concettualmente pone la questione dei ripari di parti in movimento in modo differente: da una parte, si obbliga un operatore a verificare l’efficienza dei ripari posti a protezione delle parti pericolose, dall’altra si impone il divieto di rimuovere tali ripari.

A rigor di logica, NESSUNO dovrebbe avere la balzana idea di togliere un riparo a una macchina, perché se il Costruttore lo ha collocato in certuna posizione, dovrebbe essere chiaro che in tale posizione debba rimanere. Viceversa, potrebbe essere intelligente verificare che il riparo non abbia subito danni di sorta e che sia saldamente ancorato al suo doveroso posto, prima che la macchina venga messa in moto.

Quindi, se inaspettatamente si dovesse scoprire che la norma ISO 7010 contiene, o non contiene, certuni simboli che si è utilizzati, o visti per ogni dove, è da ricordare che tale norma è frutto di ragionamento accurato e che il suo contenuto è NECESSARIO e SUFFICIENTE a dar ragione di qualunque rischio residuo possa nascere dall’uso di una macchina.

L’ovvia conclusione di quanto sopra è che quando vengono forniti dei mezzi già ragionati e progettati per un certo uso, sia più

  • Conveniente
  • Pratico
  • Immediato

Farne uso, piuttosto che cercare di inventare modi astrusi per veicolare informazioni già di per se complesse.

Conclusione del ragionamento: ogni macchina presenta sempre dei rischi residui, siano essi di piccola o grande entità; ogni rischio residuo deve essere indicato in modo appropriato e nel luogo corretto; il modo appropriato è stabilito dalla ISO 7010, il luogo corretto è fisicamente sulla macchina e logicamente nelle Istruzioni che la accompagnano.